Seguendo Felice Carena come un fedele discepolo, Emanuele Cavalli giunse per la prima volta nel borgo di Anticoli Corrado, località alla quale fu sempre legato. Per venire incontro alla necessità degli artisti, che desideravano alloggiare nel borgo e lavorare lì al riparo dal caos cittadino, i contadini anticolani adibirono le proprie stalle a studi d’artista, risistemandole per poi affittarle: gli studi della “Gliva murata”, immersi nella natura, furono invece fatti costruire ex novo dal dott. Augusto Ceccarelli (1854-1917), già sindaco del paese. Situati sulla strada verso Saracinesco, in una zona che prendeva il nome da un ulivo centenario sorretto da murature – da qui il nome in dialetto anticolano – oggi scomparso, gli studi della “Gliva murata” si raggiungevano dopo una passeggiata in un sentiero di circa settecento metri fuori dal centro abitato, ed erano particolarmente congeniali ai pittori per via della luce cristallina che arrivava dai grandi finestroni orientati verso Nord. Fu lì che Cavalli realizzò il primo dipinto noto, come documenta l’iscrizione autografa sul retro della tavola: una Testa, per cui posò l’anticolano Bernardino Toppi, già modello per Cesare Maccari, Camillo Innocenti e Francesco Paolo Michetti. In questa prima prova, per quanto accademica, vi è già il seme della capacità introspettiva e l’attenzione ai valori tonali del Cavalli maturo: la carica espressiva nello sguardo dell’uomo, la posa e l’accordo armonico tra i bruni tenui dell’incarnato e il candore della camicia conferiscono al piccolo studio la forza dei ritratti del Fayyum, riferimento a cui il giovane ma già colto artista deve essere giunto consapevolmente, considerata anche la fama del Toppi per i suoi tratti somatici orientaleggianti.