C. Pavolini, Mostre romane: tre giovani, in “Il Tevere”, 11 giugno 1927
[…] Dei tre (Emanuele Cavalli, Giuseppe Capogrossi e Francesco Di Cocco, ndr) il più lirico e frizzante appare il giovanissimo Emanuele Cavalli. La sua sensibilità cromatica è incantevole. Un’aria fina e spiritosa circola dentro le sue tele; fa luccicare preziosamente i toni, e definisce per suggestione i volumi: come si vede in specie nelle ariose e brillantissime nature morte. Egli deve peraltro vigilarsi, e non concedere troppo alla sua facile vena rappresentativa: gli manca ancora di riassorbire i doni più appariscenti della sua tavolozza.