a. d. m. [A. Del Massa], Artisti che espongono: Emanuele Cavalli, in “La Nazione”, 22 maggio 1939
A tutto ciò che è di origine impressionistica il Cavalli contrappone valori umani di un ordine, saremmo per dire, primitivo; intendendo per primitivo qualcosa di distaccato dall’impiego ordinario del colore, del linguaggio pittorico. Anche nel fissare le immagini più immediate il Cavalli non si adagia in schermi naturalistici; nelle composizione fermate allo stato di appunto come ad esempio “La fine” c’è, in sostanza, una calma interiore che denuncia la spiritualità più intima dell’artista. […] Il Cavalli immette una forza umana nella sua pittura, schiettamente mediterranea; alludendo agli antichi pensavo a certe felici stesure pompeiane, con colori più abbassati e direi affinati in un giuoco di contrastate evidenze che ha accenti personalissimi. La luminosità del suo colore è interna e raggiunge felici tonalità spiegate, come un largo canto. E gli oggetti del più comune repertorio si trasformano, nella sua pittura, come i corpi medesimi, in realtà ritmiche.