Quello delle nature morte è un genere che accompagnerà Cavalli per tutto il suo percorso artistico. Le nature morte fotografiche arriveranno persino ad accentuare il clima di sospensione bontempelliana con esiti apertamente surrealisti. Si può affermare che le nature morte racchiudano la natura più intima ed essenziale della sua poetica, ne sono quasi una condensazione. Una componente, quella surrealista, che già entra con forza nel vocabolario visivo delle nature morte pittoriche, immerse come sono in un’atmosfera sempre sospesa e vagamente metafisica. Le nature morte pittoriche sono caratterizzate da una costruzione per scansioni ritmiche e geometriche, una delicata armonia cromatica, la sospensione, suggerita da una modulazione sapiente delle ombre, in cui sono immersi gli oggetti, umili e quotidiani, che appartengono alla sfera domestica dell’artista. Comuni a tutte le nature morte dell’artista sono un’interpretazione musicale e spiritualista della realtà e l’accesso, attraverso lo strumento del colore che crea la forma, ad una surrealtà che non si realizza al di fuori della realtà ma che ne costituisce anzi un livello superiore, immanente alla realtà stessa. Le nature morte tarde, realizzate negli anni ’70, pur mantenendo la grazia squisita e preziosa nella scelta degli oggetti e la raffinatissima modulazione tonale, sono animate da una più accentuata componente spiritualistica, evidente proprio nell’uso del colore che, denso e pastoso, trascende il puro dato oggettivo e referenziale per risolverlo in un interrogativo sull’universalità delle forme. Tra le nature morte pittoriche e quelle fotografiche di Emanuele Cavalli, malgrado la comunione iconografica, si evidenziano numerose differenze. Alla sospensione metafisica sempre calata in composizioni di impianto classicista delle nature morte pittoriche, subentra in quelle fotografiche una più spiccata componente surrealista che si evidenzia non tanto e non solo nel ricorso a oggetti di sapore più perturbante, soprattutto maschere e bambole, quanto nella composizione dell’immagine. Le nature morte fotografiche tendono a privilegiare un numero minore di elementi, quasi a realizzare dei veri e propri ritratti degli oggetti in cui la mancanza assoluta di riferimenti spaziale accresce l’impressione di straniamento. In particolare, una maschera africana, retaggio di un viaggio in Africa del fratello Domenico, campeggia in numerose nature morte, accostata agli oggetti più diversi. La sua stessa presenza riesce a creare una particolare atmosfera, in cui sembra di avvertire un silenzio disturbante e carico di interrogativi. Il nero catramoso e profondo del tessuto di cui è fatta la maschera, la fissità dello sguardo, il ricco corredo dei suoi ornamenti, ne fanno un soggetto ideale per le composizioni surreali, in grado di conferire un’aura mistica e straniante alle immagini in cui campeggia sempre da protagonista assoluta.
Composizione, anni ’50, condensa alcuni tra gli elementi più ricorrenti del vocabolario figurativo di Cavalli, il vaso, la candela e la maschera. La composizione, come altre dell’artista, vive dell’opposizione tra la rotondità e il nitore abbagliante del vaso e il profilo “ritagliato”, scurissimo e quasi sospeso della maschera, tra l’uniformità cromatica del primo e l’abbondanza di dettagli arabescati della seconda.