“Oggetti”, 1929

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“Oggetti”, 1929

 

La frequentazione dell’ambiente degli Italiens de Paris e lo studio diretto della pittura dei maggiori artisti viventi, Picasso su tutti, fu fondamentale per la formazione del linguaggio di Cavalli. E in effetti quello parigino fu un vero e proprio soggiorno di studio per il giovane, come attestava pure il documento d’identità rilasciato dalla prefettura francese, dove figurava come «étudiant». Non meno incisivo fu il soggiorno in Provenza, tra Avignone e Orange, dove l’artista poté comprendere appieno certi aspetti dell’arte di Cézanne.

La rinnovata sensibilità si fece subito evidente nelle nature morte, molte delle quali furono esposte alla sua prima personale, una mostra di ottantacinque opere tenuta al Circolo Artistico di Bari tra il gennaio e il febbraio del 1930. Nelle composizioni entra infatti in scena un elemento che diverrà tipico della sua pittura: il silenzio. La sospensione degli oggetti, rappresentati nella loro fissa immobilità, conferisce alle nature morte di Cavalli un’atmosfera magica, quasi metafisica, in linea con le coeve ricerche degli artisti della “Neue Sachlichkeit”. Si veda, ad esempio, la composizione intitolata semplicemente Oggetti, realizzata a Lucera nel 1929. Non è forse da ritenersi casuale la rappresentazione del libro aperto proprio sull’illustrazione a tutta pagina del celebre Raffaello della Galleria Nazionale delle Marche noto con il titolo La muta; né lo è la presenza di un volume di scritti di Platone, nei cui Dialoghi il silenzio ha un peso non secondario. All’atmosfera surreale che intenzionalmente conferiva alle sue composizioni contribuì in maniera incisiva lo studio delle discipline esoteriche, a cui si stava applicando con sempre maggiore dedizione proprio a partire dalla fine degli anni Venti, soprattutto durante il periodo trascorso in Francia, dove condivideva l’interesse per lo studio dei culti misterici con Fausto Pirandello. A introdurlo all’ermetismo fu il fratello maggiore Alessandro , avvocato. Alessandro Cavalli era in stretto contatto con l’esoterista porticese Giuliano Kremmerz, pseudonimo di Ciro Formisano, fondatore della “Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam”, di cui sia Alessandro che Emanuele erano affiliati. Naturalmente, lo studio delle teorie di Kremmerz e l’impegno nell’applicarle nella vita di tutti i giorni condussero Cavalli a un nuovo modo di intendere la pittura, indirizzandolo verso la ricerca di valori trascendentali nell’accordo armonico – la parola “armonia” ricorre con frequenza nei suoi scritti – tra forme e variazioni di toni.

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