“Ritratto di Vera”, 1934

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“Ritratto di Vera”, 1934. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

 

Interessante, benché scarsamente evidenziata dalla critica, l’influenza che ebbe Roberto Melli – classe 1885 – sui colleghi più giovani. Il pittore ferrarese si era distinto negli anni della “Secessione” romana per la modernità del suo linguaggio artistico, tanto nella pittura quanto nella scultura; a partire degli anni Venti, la propensione al tonalismo si affiancava ad una più intensa accentuazione delle forme geometriche e alla sintesi, ottenuta grazie alla resa dei volumi attraverso grandi campiture di colore. Cavalli non rimase indifferente al plasticismo di Melli e in alcuni opere sembrò virare verso un maggiore sintetismo. Si veda, ad esempio, il Ritratto di Vera presentato alla Biennale di Venezia del 1934, che nel suo severo rigore geometrico e nell’armonia tonale, nonché nella posa ieratica dell’effigiata, sembra richiamare i numerosi ritratti che Melli fece alla moglie Anna Melotti.

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