Nel dicembre del 1933 la Galerie Jacques Bonjean di Parigi dedicò una mostra a Cavalli, Cagli Capogrossi e il calciatore-pittore Ezio Sclavi. Organizzata dal conte Emanuele Sarmiento, mecenate italiano trapiantato in Francia dal 1912, con il patrocinio del ministero della pubblica istruzione e dell’ambasciata francese, la mostra alla galleria di Jacques-Paul Bonjean in Rue la Boétie 34 fu la prima importante occasione per questo gruppo di giovani, entusiasti artisti italiani di presentare al panorama internazionale la propria ricerca.
Nella presentazione al catalogo, Waldemar-George parlò per la prima volta di “jeune École de Rome”, fornendo così alla letteratura successiva un’efficace etichetta storiografica, talvolta finanche abusata. Cavalli presentò otto dipinti «d’una cadenza armoniosa» , tra cui L’amicizia, che successivamente donò al museo di Anticoli Corrado. Fu un discreto successo di critica. Gustavo Traglia, corrispondente da Parigi per “La Nuova Italia”, scrisse: «Se Capogrossi è il più profondo e concreto dei quattro, Cavalli è più pratico nel suo obiettivo. Insomma se Capogrossi canta col suo lirismo, in certi punti alato, Cavalli parla. E parla bene. Nelle sue figure umane, viventi, liete di essere messe al mondo, c’è una serenità di buona lega».
Non è dato sapere con certezza chi siano i modelli in posa, per i quali evidentemente l’artista non ha ritenuto necessaria una palese verosimiglianza: secondo il ricordo della figlia Maria Letizia e dell’amico Romeo Lucchese, si tratta dello scultore Andrea Spadini, Ezio Sclavi e dello stesso Lucchese, mentre per parte della letteratura nei personaggi sarebbero da identificare Cavalli al centro, e Cagli e Capogrossi ai lati. Qualunque sia la verità, è un fatto che la scena rievochi le ore liete trascorse sul galleggiante “Tofini” sul Tevere, luogo di ritrovo prediletto da una schiera di artisti e intellettuali romani. Lo stesso Capogrossi trarrà ispirazione dai bagnanti del galleggiante “Tofini” per una serie di celebri dipinti in cui, proprio come in Cavalli ne L’amicizia, il tema dell’incontro conviviale assume connotati misterici, suggestione a cui contribuiscono le evidenti citazioni dal repertorio iconografico degli affreschi pompeiani della Villa dei Misteri.