Già nelle opere presentate alla Biennale di Venezia del 1936, Cavalli aveva dipinto figure in atteggiamento malinconico, associando lo stato d’animo della melancolia alla fase del giorno che precede il momento in cui il sole lascia il posto alle tenebre. E pure la natura morta con Melograne, capolavoro tonalista, nella rappresentazione dei frutti ormai secchi pare rimandare alla fase alchemica della “nigredo”, secondo un’iconografia che affonda le sue radici nella pittura antica. Dipinta nell’appartamento della “Gliva murata”, con il caminetto dal caratteristico davanzale verniciato di rosa, Melograne è uno dei dipinti più rarefatti di Cavalli e anticipa, con la successione ritmica di forme geometriche, alcuni aspetti della sua ricerca matura.