Un senso di mistico straniamento affiora anche dalla sua più grande e complessa composizione: il monumentale affresco per il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, oggi Museo delle Civiltà, commissionato in occasione dell’Esposizione Universale di Roma del 1942. In una parete di circa venticinque metri quadrati, a cui lavorò tra la fine del 1941 e i primi mesi dell’anno seguente, Cavalli raffigura una scena di Funerali in Puglia, con le ambigue figure incappucciate delle confraternite della morte in attesa della processione. Sarà l’ultimo dipinto di grandi dimensioni realizzato dall’artista, che da quel momento prediligerà sempre formati medi o piccoli, più confacenti alla pittura da cavalletto: va inoltre notato che l’affresco dell’Eur costituisce anche l’ultimo dipinto in cui Cavalli fa esplicito riferimento alla pittura dei Primitivi e di Piero della Francesca, il cui insegnamento resterà comunque sempre presente nell’artista, ma meglio assimilato e in ogni caso meno evidente.
I mesi in cui Cavalli lavorò all’affresco coincidono con un periodo assai complesso per il pittore, complice l’incombere del secondo conflitto mondiale, che tuttavia non perse né l’ispirazione, né la produttività.