Nel 1945 l’Accademia di Belle Arti di Firenze bandì un concorso per la cattedra di pittura, lasciata vacante da Felice Carena, che vi aveva insegnato per vent’anni. Incoraggiato dall’amico Giovanni Colacicchi, Emanuele Cavalli vi partecipò: e la ottenne, arrivando primo in graduatoria per chiara fama. Si trasferì quindi a Firenze, in un appartamento a Lungarno Torrigiani 7, in compagnia di Franca Danesi, mentre sua moglie Vera e la figlia Maria Letizia soggiornano a Lucera per occuparsi dell’eredità della madre dell’artista, scomparsa nel 1943 a ottantun’anni.
A Firenze fu in contatto con colleghi e amici stimati, quali Colacicchi e Martinelli, conoscenze di vecchia data. Con loro, insieme a Ugo Capocchini, Oscar Gallo e Quinto Martini, fu tra i membri del gruppo del “Nuovo Umanesimo”, che espose per la prima volta alla Galleria “Vigna Nuova” tra il gennaio e il febbraio del 1947. Il movimento, di breve vita, nasceva per continuare a sostenere l’arte figurativa, soprattutto attraverso la rappresentazione di «immagini umane» , in polemica con le tendenze astratte che stavano cominciando a prendere piede in Italia. Un anno dopo, Cavalli espose il Ritratto di Franca Danesi – poi acquistato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna – alla quinta Quadriennale, rinata dopo la guerra con il nome “Rassegna Nazionale di Arti Figurative”. Il dipinto mostra i risultati di una ricerca che il pittore stava portando avanti, con immutata ispirazione, sul rapporto tra variazioni tonali e forme geometriche.