Emanuele Cavalli: “Ritratto (Autoritratto e ritratto di Maria Letizia)”, 1955

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Ritratto (Autoritratto e ritratto di Maria Letizia), 1955, stampa ai sali d’argento, 233×173 mm

 

 

La sintonia, umana e artistica, che lega Emanuele Cavalli alla figlia Maria Letizia emerge con chiarezza, all’interno della cospicua sezione di ritratti di famiglia, in una serie di scatti, raccolti dall’artista in una cartella emblematicamente nominata “Giocare con la nuova macchina fotografica” realizzati, in parte da Emanuele e in parte dalla stessa Maria Letizia, con una nuova macchina che la ragazza riceve in regalo dal padre. Il dono della macchina fotografia diventa occasione per la realizzazione di alcune foto insieme. Sono aneddoti come questi che consentono di comprendere tutta la vicinanza di Maria Letizia all’universo artistico del padre e ai processi creativi delle sue opere. Più dei ritratti familiari di carattere più strettamente domestico, le immagini di questa cartella si rivelano interessanti perché sperimentano con tagli e inquadrature, ricorrono all’uso di specchi e riflessi che moltiplicano i punti di vista, suggeriscono il riferimento a un immaginario figurativo surrealista grazie alla presenza di oggetti inconsueti. Tutte le immagini sono, quindi, dotate di un alto grado di artisticità. In Ritratto (Autoritratto e ritratto di Maria Letizia), luglio 1955, l’artista gioca con i riflessi e con i formati: scatta un ritratto di sé stesso e della figlia Maria Letizia allo specchio. L’immagine si inscrive in un prolifico e fortunato genere, quello dell’artista che sfrutta il riflesso dello specchio per scattarsi un autoritratto. Nello scatto di Cavalli, visibile in secondo piano con la macchina fotografica, il taglio audace della foto, in cui la diagonale dello specchio trova una corrispondenza geometrica con la posa del braccio sollevato di Maria Letizia che, a sua volta, dialoga con quello del padre, diventa indice di una ricerca sperimentale di inquadratura e tagli fotografici. L’interesse che il pittore nutre nei confronti della fotografia è, quindi, non solo di natura strettamente tecnica, ma anche linguistica: la sapiente perizia con cui orchestra le composizioni, l’intelligenza e la prontezza visiva con cui coglie i particolari e con cui studia le inquadrature, dimostrano quanto la ricerca fotografica non fosse per lui un mero divertimento, ma un universo comunicante con quello della pittura, per toni e sensibilità. Persino in questa occasione apparentemente prosaica e domestica, il regalo della macchina fotografia alla figlia, le immagini ottenute rifuggono da qualsiasi “semplicità”, tipica della resa amatoriale, ma, al contrario, si distinguono per audacia visiva e sperimentazione. Grazie alla testimonianza di Maria Letizia, è possibile ricostruire la dimensione totalizzante del rapporto che Cavalli instaura sin dalla fine degli anni ’20 con la fotografia e di cui, come emerge con chiarezza in questa immagine, condivide i segreti con la figlia. Cavalli non si limita a scattare, ma è coinvolto in tutti i processi fotografici, dalla realizzazione delle macchine fotografiche, di cui assemblea i vari elementi, alla stampa. Sperimenta con filtri, obiettivi, lenti, carte fotografiche e chimici.  Passa ore in camera oscura, coadiuvato dalla moglie Vera, studentessa di chimica, che gli dispensa consigli. La ricerca sul linguaggio estetico della fotografia si intreccia così in maniera indissolubile alla sperimentazione tecnica. La ricercatezza formale e compositiva delle immagini, la loro sensibilità cromatica derivano, quindi, oltre che dallo sguardo attento dell’artista, in grado di far convivere il lirismo sospeso del suo mondo interiore con l’organizzazione plastica delle forme e con il senso delle proporzioni e delle simmetrie, proprio dalla sua familiarità tecnica con il mezzo fotografico. Il controllo che Cavalli esercita sulla sua produzione fotografia è totale: proprio l’attenzione che riserva, oltre che al momento dello scatto, allo sviluppo e alla stampa gli consente di ottenere bianchi luminosissimi e neri catramosi. Cavalli sembra trasporre in fotografia lo studio delle armonie tonali che contraddistingue la sua ricerca pittorica e che in fotografia si traduce in una modulazione sapiente della luce che gli permette di ottenere una gamma preziosa di grigi.

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